L’ipocondria è un disturbo in forte crescita negli ultimi decenni: l’aumento di conoscenze e strumenti diagnostici è infatti andato di pari passo con l’illusoria credenza di avere il controllo su qualunque malattia. Sebbene un controllo attento della propria salute sia un’ottima abitudine nell’ipocondria questa assume la connotazione di una vera e propria ossessione.

I COMPORTAMENTI CHE MANTENGONO E AGGRAVANO L’IPOCONDRIA

La persona che soffre di ipocondria, nell’angoscia di avere una malattia, inizia a mettere in atto comportamenti che, anziché risolvere, mantengono e aggravano il problema.

  • CONTROLLO E ASCOLTO COSTANTI DEL PROPRIO CORPO

La persona controlla minuziosamente ogni manifestazione e sensazione proveniente dal proprio corpo. Si osserva e si ascolta nel timore di rintracciare la presenza del minimo sintomo rivelatore. Così facendo, finisce per trovare sempre qualcosa che non va: dolori, malformazioni, macchie di pigmentazione, malfunzionamenti in una o più parti del corpo. In alcuni casi quei sintomi sono reali, in altri sono solo immaginati. Anche i segnali legati alla normale fisiologia del corpo umano risultano percepiti in misura amplificata e interpretati come segnali di una malattia. La persona ipocondriaca resta così intrappolata in un meccanismo paradossale: quello dell’eccessivo “controllo che fa perdere il controllo”.  Talvolta, l’ansia e la paura divengono tali da sfociare in attacchi di panico.

  • ACCERTAMENTI MEDICI E CONSULTI SPECIALISTICI/INTERNET

controlli medici non sembrano mai sufficienti, neppure quando presentano risultati del tutto rassicuranti. Al contrario, si innesca una catena infinita
di accertamenti e controlli che però non riescono a tranquillizzare. Si va alla ricerca di informazioni in internet sulla malattia che si pensa di avere, ma la rete in questi casi diventa una trappola: nel mare delle informazioni si finisce presto per naufragare e sentirsi ancora più confusi. La propria convinzione così si rinforza, perché in Internet ciascuno trova quello che vuole trovare, alimentando ulteriormente l’ipocondria. 

  • PARLARE DEL PROBLEMA CON AMICI E FAMILIARI

In preda alla preoccupazione, chi vive l’ipocondria comincia a parlarne con i familiari o gli amici pensando di poterne così essere rassicurato. Tuttavia, risulta vano ogni sforzo di far ragionare la persona sull’assurdità delle sue convinzioni e dei suoi timori e nessun incoraggiamento sembra aiutarlo davvero. Anzi, parlare con gli altri delle preoccupazioni non solo non rassicura, ma funge da amplificatore che aumenta la preoccupazione stessa.

IPOCONDRIA: USCIRNE CON LA TERAPIA BREVE STRATEGICA

Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati. M.Proust

L’ipocondria diviene ben presto gravosa e carica di ripercussioni deleterie sulla vita della persona colpita dal disturbo e  su quella delle persone vicine. In costante ansia e preoccupazione e intrappolati in una routine fatta di accertamenti medici e ossessivi monitoraggi del proprio fisico, ne risultano facilmente deteriorati i pensieri, l’umore, la vita sociale e quella lavorativa.

Con la Terapia Breve Strategica è possibile intervenire per ripristinare il benessere della persona attraverso specifici protocolli di intervento. Strategie cucite ad hoc vanno a neutralizzare i comportamenti che mantengono in vita il problema, interrompendo il circolo vizioso e scardinando in modo efficace ed efficiente la persistenza del disturbo.

La persona è guidata a sperimentare cambiamenti significativi sin dalle prime sedute, fino alla risoluzione consolidata del problema: ad oggi la percentuale di successo della Terapia Breve Strategica sui casi di ipocondria si attesta sul 95% dei casi trattati.

 

Erica Badalassi, psicologa ad orientamento breve strategico. 

Oltre alla CONSULENZA IN STUDIO, per coloro che non possono recarvisi direttamente è stato attivato il SERVIZIO DI CONSULENZA ON LINE.