Un minuto prima state giocando allegramente a farvi il solletico sul divano e un minuto dopo è disteso sul pavimento in lacrime perché gli hai suggerito di soffiarsi il naso.

Per quanto tuo figlio possa sembrarti la persona meno razionale di questo mondo, ci sono ragioni scientifiche che spiegano questa imprevedibilità. Capire che cosa succede nella testa del tuo bambino può aiutarti ad insegnargli a gestire le sue  emozioni. 

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Intorno all’età di due anni, la personalità dei bambini inizia a sbocciare. A quell’età sono divertenti, affascinanti e possono esprimersi molto bene verbalmente. Proprio per questo siamo indotti a pensare che siano più maturi di quanto non siano in realtà.

Durante la prima infanzia il cervello del bambino cambia notevolmente, si sviluppano nuove connessioni cerebrali ad un ritmo sorprendente e si riducono quelle non necessarie. La corteccia prefrontale, ovvero l’area del cervello deputata al ragionamento, alla pianificazione e ad altri complessi compiti cognitivi non è ancora matura. Di fatto, continua a svilupparsi fino all’inizio dell’età adulta.

Una delle abilità che una giovane corteccia prefrontale non ha ancora imparato è l’autoregolazione, ovvero la capacità di gestire le emozioni e il comportamento. Questa abilità è quella che trasforma un bambino turbolento in un bambino che può mantenere la calma quando scopre che il suo pigiama preferito è in lavanderia.

Nello stesso periodo il bambino sviluppa anche il senso di sé. A due anni un bambino sa di essere proprio se stesso. Realizzare questo porta grandi nuove emozioni, come l’orgoglio e il crescente desiderio di fare le cose da soli.

Quando una cosa che vorrebbe fare non è possibile il bambino resterà probabilmente deluso. E’ importante riconoscere che la vita dei bambini è piena di esperienze frustranti e il loro cervello non è equipaggiato per gestire le grandi emozioni.

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E’ sicuramente vero che i bambini nascono con temperamenti diversi, alcuni sono altamente reattivi, mentre altri sono più dolci. Non importa quale sia il temperamento del tuo bambino puoi comunque aiutarlo ad affrontare le emozioni travolgenti.

In primo luogo, gestisci le tue aspettative. 

Nella genitorialità, le nostre aspettative influenzano molto il modo in cui rispondiamo al comportamento dei nostri bambini. In un sondaggio del 2016, è stato rilevato che quasi un quarto dei genitori pensava che i bambini potessero evitare di fare i capricci, o comunque che potessero controllare le proprie emozioni dall’età di un anno. In realtà, queste capacità di autoregolamentazione si sviluppano tra i tre anni e mezzo e quattro anni. Rispondiamo in modo più indulgente se riconosciamo che questa è una limitazione non di carattere, ma di sviluppo.

Favorisci nel tuo bambino la capacità di gestire le emozioni.

I genitori giocano un ruolo molto importante nell’aiutare i bambini a costruire l’abilità di gestire le loro emozioni. Incoraggia l’attenzione positiva, la lode e il gioco. Un’educazione genitoriale troppo rigida o troppo permissiva rende più difficile per un bambino imparare l’autoregolazione. I bambini i cui genitori stanno in quella terra di mezzo, alimentando la loro autonomia,  ma stabilendo anche i confini, hanno maggiori capacità di autoregolazione. In pratica, questo può significare, ad esempio, offrire una scelta al tuo bambino, ma entro certi limiti: “se il pigiama preferito è in lavanderia puoi sceglierne un paio pulito da indossare”.

L’importanza dell’imitazione.

I bambini imparano la regolazione emotiva dalle persone che li circondano. Ecco perché arrabbiarsi con il tuo bambino turbato non aiuta (dovrebbe essere ovvio che alcuni interventi, come sculacciarli, sono inefficaci e dannosi). A volte è normale arrabbiarsi con il tuo bambino, ma ricorda che lui sta osservando come gestisci anche i tuoi sentimenti. Una delle cose migliori che puoi fare è mostrare come tu gestisci le tue emozioni. 

Riconosci ed etichetta le emozioni.

Quando il tuo bambino inizia ad arrabbiarsi, potresti dire: “Sì, è molto frustrante che il tuo pigiama preferito sia in lavanderia”, “non possiamo proprio andare al parco, lo so, sei arrabbiato eh”. Dare un nome all’emozione che sta provando lo aiuta a riconoscerla, darle un nome e a imparare a gestirla. 

Vogliamo tutti che i nostri figli siano felici, ma non rendiamo un bambino felice facendolo felice ogni secondo di ogni giorno. Essere una persona felice significa avere le capacità di gestire le emozioni difficili.

 

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Fonte:

Elizabeth Preston, “The Scientific Cause of Sudden Toddler Meltdowns”, Medium, 2019.