DEPRESSIONE
Fra tutte le problematiche psicologiche la depressione è forse quella più nominata, più diagnosticata, ma anche più abusata degli ultimi vent’anni. Oggi sembra che ne soffrano 17 italiani su 100.
Depressione: quali sono i sintomi?
- insonnia
- ridotta capacità di pensare e concentrarsi
- apatia (non avere voglia di fare niente)
- ritiro dalla vita sociale
- perdita del piacere
- tristezza e senso di vuoto per la maggior parte del giorno
- autosvalutazione e senso di colpa
E’ una diagnosi complessa e, proprio in virtù di tale complessità, spesso altri problemi vengono sbrigativamente scambiati per depressione. Tra l’altro, spesso la medicina, volta a voler inibire qualsiasi forma di sofferenza, trascura che essa è parte integrante della natura umana.
L’aspetto più importante da considerare è che la depressione non è un disturbo in sé, ma è quasi sempre un effetto conseguente ad un altro disturbo o ad un evento traumatico. E’ facile, ad esempio, che una persona che soffre di attacchi di panico molto invalidanti possa sviluppare un senso di incapacità tale da sfociare in depressione. Così come una persona che soffre di fobia sociale, di un disturbo ossessivo ecc.
Oppure in seguito ad un lutto, una separazione importante, una delusione, o un insuccesso: la persona non riesce più a costruire una modalità di leggere la realtà funzionale al proprio benessere, gettandosi nell’abisso più profondo, percependosi come vittima di un mondo ingrato, o della propria immodificabile incapacità. Così, in conseguenza ad una serie di tentativi fallimentari atti a gestire una difficoltà o un problema, la persona rinuncia: “se non ci riesco, ci rinuncio!”.
Depressione: come si manifesta?
“La rinuncia è un suicidio quotidiano.” Honorè de Balzac
La tentata soluzione principale è la RINUNCIA. Quando qualcosa ci colpisce e ci ferisce, ponendoci di fronte alla realtà di non poterci fare nulla, è facile gettare le armi. Se il nemico è troppo forte, arrendersi sembra la soluzione più ovvia. L’attenzione è rivolta solo a ciò che non va. Come risultato della sensazione di impotenza, ci convinciamo che non sappiamo reagire. Ed è una profezia che inevitabilmente si avvera. Rinunciare diventa allora la prova concreta dell’impotenza. Si constata che il mondo è meraviglioso per gli altri o è talmente “marcio” da voler chiamarsi fuori da esso.
Il problema è che spesso per una battaglia persa decidiamo di rinunciare a tutta la guerra. Oppure, quando in quella guerra è stata sancita la nostra sconfitta, ci arrendiamo alla vita intera.
La persona DELEGA le responsabilità agli altri. Ovvio che gli altri, dato che ci vogliono bene, sono pronti a fare per noi anche le piccole cose. Ma ogni qual volta si sostituiscono a noi è come se ci confermassero che noi non siamo in grado. Ciò non fa altro che consolidare la credenza di essere incapaci, alimentando uno stato di frustrazione e depressione.
Il VITTIMISMO, ossia il lamentarsi con tutti coloro che ci stanno intorno, è un altro atteggiamento tipico. Uno degli scopi della lamentela è quello di avvicinare le cure e le attenzioni degli altri. Ma c’è un limite di sopportazione. Non possiamo pretendere che ascoltino le nostre lamentele per lungo tempo: alzeranno delle difese protettive. E più forte strilleremo, più alte si faranno le loro difese. E noi ci sentiremo ancora più soli e incapaci.
I familiari come devono comportarsi?
Si è riscontrato che con queste persone un atteggiamento consolatorio è la tentata soluzione che alimenta il problema. Allo stesso modo, il cercare di sdrammatizzare una situazione da loro vissuta come altamente dolorosa produce incomprensione e rabbia.
Uscire dalla depressione con la terapia breve strategica
Con la Terapia Breve Strategica si registra una percentuale di successo sui casi di depressione intorno al 75%.
La Terapia Breve Strategica utilizza un protocollo specifico per ciascuna delle varianti della depressione. Dapprima si guida la persona a riconoscere tutti i comportamenti che, invece di migliorare, hanno peggiorato il problema. Poi, attraverso tecniche appositamente studiate, si cerca di guidarla a “rinunciare alla rinuncia”, abituandola gradualmente a prendere un po’ di più in mano la propria vita. Contemporaneamente si lavora per elaborare la rabbia e il senso di impotenza, emozioni spesso molto forti nella persona depressa.
Inoltre si porta gradualmente la persona ad affrontare tutte quelle situazioni che fino ad oggi ha evitato per paura, per sensazione di non farcela, per disinteresse, a cominciare dalle più quotidiane e meno spaventose.
Erica Badalassi
Psicologa a Pisa, ad orientamento breve strategico.
Bibliografia
Emanuela Muriana e Giorgio Nardone, “I volti della depressione”, 2006, ponte alle Grazie