Nel vasto panorama delle psicopatologie nessuna ha come diretta conseguenza la morte ad eccezione dell’anoressia giovanile.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’anoressia rappresenta rappresenta la seconda causa di morte in età giovanile, dopo gli incidenti stradali. E’ il terrore di ogni genitore e la patologia più temuta da psicologi, psichiatri e psicoterapeuti; gli esiti funesti di questo disturbo si aggirano intorno a una percentuale che varia tra il 5% e il 18% dei casi.
Uno degli aspetti più sorprendenti è che sono proprio coloro che ne sono vittime a non temere questo pericoloso disturbo, perché tra le patologie è la più “amata” e viene vissuta spesso come una virtù invece che un disturbo. Nelle prime fasi di restrizione alimentare, e conseguente calo di peso, l’organismo subisce delle modifiche biologiche tra cui un aumento della produzione di endorfine, le quali suscitano stati di benessere ed effetti di eccitazione paragonabili a quelli derivanti dall’uso di cocaina. Basterebbe questo per comprendere quanto sia subdola e al contempo seducente l’anoressia.
L’ANORESSIA GIOVANILE PURA
Il quadro clinico dell’anoressia giovanile presenta una marcata restrizione alimentare relativa sia alla quantità sia alla qualità dei cibi, spesso insorge dopo una dieta dimagrante o, nelle fasi iniziali, mascherata da scelta ideologica salutistica o vegetariana. Si osserva una rilevante perdita di peso ottenuta, il più delle volte in tempi rapidi. L’ossessione è quella della magrezza associata alla fobia di essere grasse o grosse. Nella maggioranza dei casi il corpo viene vissuto con profonda vergogna e con la preoccupazione di quello che altri possono pensare del loro aspetto.
A livello delle relazioni interpersonali si osserva un progressivo ritiro sociale per evitare il rischio di situazioni conviviali in cui potrebbe avvenire la perdita di controllo sulla restrizione alimentare. Ciò che stupisce i non esperti e manda in tilt i genitori è la progressiva distorsione dell’immagine corporea, come se indossassero delle lenti deformanti: più dimagriscono più si vedono grasse o grosse.
Ciò accresce ancora di più la restrizione alimentare, la quale a sua volta distorce maggiormente la percezione di sé, in un circolo vizioso patologico che può condurre agli esiti più infausti. Si presenta un’altra dinamica più sottile: ogni forma di piacere, in ogni ambito di vita, compreso quello erotico-sessuale, è vissuta come una condizione di pericolosa perdita di controllo. L’anoressia è un’armatura che al principio protegge, ma che poi diviene una prigione dalla quale non si riesce ad uscire.
LE VARIANTI DELL’ANORESSIA GIOVANILE
ANORESSIA GIOVANILE CON EXERCISING
Caratterizzata dalla compulsione al movimento per bruciare calorie, in aggiunta alla restrizione alimentare. Spesso non stanno mai ferme e sfruttano ogni occasione per muoversi e bruciare calorie; salgono e scendono scale, vagano camminando per ore senza sosta, ripetono centinaia di volte esercizi faticosi, in particolare quelli per ridurre la pancia percepita. Sono frequenti le lesioni da eccesso, come tendiniti, gonalgie, talloniti, lesioni muscolari, che tuttavia non frenano le anoressiche.
ANORESSIA GIOVANILE CON BINGE EATING
Oltre due terzi delle anoressiche non riesce a mantenere la restrizione alimentare e cede alla tentazione di mangiare; finendo spesso per farsi travolgere dal desiderio dei cibi che si sono maggiormente vietate. Ciò provoca una restrizione alimentare ancora maggiore nei giorni successivi alla perdita di controllo. La sintomatologia dominante rimane la restrizione anche se non è più tanto ben riuscita
ANORESSIA GIOVANILE CON VOMITING
Questa variante rappresenta la più frequente evoluzione dell’anoressia; rendendo il disturbo ancora più complesso, invalidante e rischioso per la vita della paziente. Il vomito autoinvito porta infatti allo scompenso elettrolitico, che è la causa di mortalità più frequente nei disordini alimentari. Si osservano due stadi distinti del disturbo. Inizialmente la giovane vomita perché pensa di aver mangiato troppo, in questo caso il vomito è il rimedio; la giovane si abbuffa per vomitare, in questo caso il vomito è la parte finale del piacevole rito abbuffata-vomito.
ANORESSIA GIOVANILE CON AUTOLESIONISMO
Spesso associata al vomiting, è la variante connotata dal comportamento autolesivo. Nessuna di queste forme tende all’autodistruttività o a intenzioni suicidarie. Hanno invece un ruolo sedativo rispetto agli stati emotivi negativi (tensione, noia, ansia, dolore…), rappresentano la ricerca di un sottile piacere. Il comportamento autolesivo senza intenzione suicidaria in oltre il 70% dei casi è associato al disordine alimentare anoressico, tanto da farlo ritenere un comune sintomo delle forme più severe di tale patologia.
ANORESSIA GIOVANILE CON PURGING
Caratterizzata dall’uso di lassativi ed altre pratiche per facilitare l’evacuazione intestinale, così come il ricorso ai diuretici. Rispetto ai decenni passati, tale pratica è diminuita, forse perché se ne conosco gli effetti collaterali, mentre è più diffuso il ricorso agli enteroclismi a base di acqua o sostanze come la camomilla o simili per la convinzione che aiuti a depurare l’intestino e sia priva di danni iatrogeni
ANORESSIA CON USO DI SOSTANZE
Negli ultimi decenni si è osservato un netto incremento dell’ausilio chimico; sciroppo di ipecac (sostanza che può indurre morte improvvisa) per indurre il vomito, amfetamine e derivati, farmaci che consentono di non sentire la fame.
ANORESSIA GIOVANILE POLISINTOMATICA E/O DISTURBO BORDERLINE
Si tratta di pazienti che hanno manifestato tutti i diversi comportamenti patologici connessi al cibo, alternandoli nel tempo, come una sorta di sperimentazione alla ricerca del metodo migliore per non ingrassare o per dimagrire.
IL TRATTAMENTO DELL’ANORESSIA GIOVANILE
Le evidenze scientifiche mostrano con chiarezza che quella elettiva per l’anoressia giovanile è una terapia “family-based”, con approccio sistemico-strategico, orientato fin dal primo incontro a produrre cambiamenti nell’alimentazione e aumento di peso, mentre nel caso di altre sintomatologie, quali il vomiting e l’exercising, sono elettive specifiche tecniche terapeutiche.
Molta enfasi viene posta sulla responsabilizzazione dei genitori rispetto al loro ruolo terapeutico. Dopo aver sbloccato la restrittività alimentare, la terapia non si concentra solo sul cibo e sul peso. Si occupa anche dello sviluppo di un sano equilibrio personale e di abilità interpersonali e sociali; oltre a favorire l’evoluzione di una funzionale dinamica familiare. Costruire una relazione di fiducia con la ragazza e la famiglia, attraverso una comunicazione suggestiva e “avvolgente”, sono due degli aspetti cruciali dell’intervento strategico breve.
La Terapia Breve Strategica, attraverso dei protocolli costruiti ad hoc e tramite l’utilizzo di stratagemmi particolari, ha elaborato una forma di intervento sull’anoressia che mostra un’efficacia pari all’83% dei casi.
Bibliografia
- Nardone G., Verbitz T., Milanese R., Le prigioni del cibo. Vomiting, anoressia, bulimia. La terapia in tempi brevi, Tea Edizioni, 1995
- Nardone G., Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Guarire rapidamente dalle patologie alimentari, Bur, 2003
- Nardone G., Valteroni E., L’anoressia giovanile. Una terapia efficace ed efficiente per i disturbi alimentari. Ponte alle Grazie, 2017